segunda-feira, 29 de julho de 2019

Cérebro no comando

NOSSO CÉREBRO É BOM E PERVERSO AO MESMO TEMPO
JOAO JOAQUIM

Nosso cérebro é um dos órgãos mais fantástico de todo o nosso sistema corporal. Tanto assim que a ciência tenta ao menos imitar o seu funcionamento. Mas ele não tem só virtudes. Quantas não são as doenças neurológicas que continuam sendo um enigma para a medicina? Quantas não são as doenças mentais incompreendidas pelas ciências. A própria mente das classificadas pessoas normais continua sendo um mistério para os pesquisadores. Nosso cérebro também não é de muito labor. Trata-se de um órgão preguiçoso. Ele não gosta de gastar energia. Não sem motivo gosta de ao menos umas 8 horas de sono por dia.
Uma outra característica bem peculiar de nossa prodigiosa máquina é o fenômeno intitulado acomodação. Trata-se de um mecanismo de adaptação a uma condição ou estado de não bem estar, nocivo, insalubre, enfim anormal e desconfortável. Paradoxal , mas é isso mesmo. Mudar dá trabalho, gasta energia.
E quais são as características do intitulado fenômeno da acomodação? A principal é a latência de longo tempo. Uma outra de igual significado é a repetição ou continuidade do estado nocivo ou insalubre para gerar o fenômeno. Para mais clareza e materialização bastam alguns modelos.
Exemplo um. Imaginemos o indivíduo e sua estética corporal. Fosse possível a condição de a pessoa dormir e no dia seguinte ela se encontrar 20 kg ou 30 kg acima de seu peso normal. Certamente e com absoluta razão essa pessoa, de imediato, entraria em estado de pavor ou choque emocional, com exigência talvez de uma internação psiquiátrica.
Todavia, o mesmo ganho ponderal, ou mesmo em maiores percentuais em estágio até de uma obesidade mórbida, quando se faz de modo paulatino, de longo prazo, não traz nenhum dano ou abalo psíquico. Porque aqui sucedeu o fenômeno tão useiro e vezeiro da acomodação que ocorre em nosso sistema sensorial comandado pelo cérebro .
E assim ocorre com outros estados ou circunstâncias de natureza nociva, antissocial, insalubre e que traz algum dano físico ou psicológico à vítima.
São exemplos as relações humanas perturbadas e conflituosas, os assédios morais ou sexuais. A convivência continuada com pessoas de temperamento instável, de tratamento desrespeitoso e agressivo tem sido uma mostra bem robusta e típica do fenômeno da acomodação. A pessoa vai assumindo uma atitude de tolerância, de aceitação, de subserviência ao agente ou ambiente nocivo. E tem-se então para ela, a vítima , uma condição de naturalização daquela relação, do ambiente hostil e de submissão ao agressor e condição de exploração.
Uma outra condição ou estado onde se constata o tão estudado fenômeno da acomodação refere-se ao processo de envelhecimento. Para tanto vamos imaginar que pudéssemos envelhecer uma pessoa em 10 anos de forma acelerada. O indivíduo iria para o seu leito, se ele adormecesse e acordasse 10 anos mais idoso que a noite anterior. Ao se olhar no espelho no dia seguinte, certamente que essa pessoa iria sentir profundamente sobressaltada pelas rugas e cabelos brancos a mais. Ou talvez até já sem cabelos (alvo). Um choque emocional e profunda tristeza.
Haveria, à semelhança da obesidade aguda um enorme pavor, uma crise aguda de depressão, muito sofrimento psíquico e necessidade imediata de tratamento psiquiátrico.
Por que o envelhecer lento e paulatino não causa nenhum espanto, nenhum sofrimento? Porque lenta, gradual e paulatinamente tem-se o tão protetor fenômeno da acomodação. E assim se dá com inúmeras outras condições na vida, nos ambientes de convivência humana. Basta um olhar atento às pessoas, à nossa volta  , e constatar o quanto muitas delas passam pelo fenômeno da acomodação, a que muitos chamam também de comodismo ou zona de conforto. E então fica esse enigma de nossa prodigiosa máquina cerebral . Acomodar ao que é bom, prazeroso, saudável,  tem até muita coerência e compreensão. Mas, vá lá entender por que acomodar ao que é tão nefasto e nocivo para a vida e para a saúde da pessoa . Julho /2019

Biografia Estróina

A IRMÃ DE VIDA ESTRÓINA
JOAO JOAQUIM 

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.........................Una seconda classificazione concettualizza il disturbo borderline come peculiare organizzazione di personalità: Eisenstein, 1956; Wolberg, 1952; Schmideberg, 1959; Zetzel, 1976; Rinsley, 1978; Meissner, 1978-1983-1984; Bergeret, 1976; e in particolare Kemberg (1975) per il quale la diagnosi di borderline va fatta derivare dall'analisi strutturale della organizzazione personologica. La terza classificazione concettualizza il disturbo borderline come “un'entità clinica indipendente all’interno della più vasta categoria dei disturbi della personalità”. Iniziato con l'indagine di Grinker e coll. (1968) questo indirizzo si è confermato con gli studi di Gunderson e coll. (1978), di Perry e Klerman (1978, 1980) e di Spitzer e coll. (1979) fino ad essere accolto nel DSM-III-R (APA, 1980). Sua specificità è di essere caratterizzato da “rigore nel lavoro quantificatorio di ricerca” (Dazzi e Maffei, 1991, XII). Questi schematici accenni all'evoluzione dei criteri diagnostici del disturbo borderline avvalorano considerazioni che oltrepassano decisamente il semplice problema classificatorio. Il superamento dell'apparente legame della sindrome borderline con la schizofrenia è stato possibile grazie all’adozione di criteri teorici di tipo “molare”: la forza, la debolezza e lo stato delle funzioni dell'Io (Knight, 1953); la formazione strutturale del Sé e l'organizzazione della personalità (Kemberg, 1975); un non molto definito concetto d'identità (Spitzer, 1979). Parlare di teoria di tipo “molare” implica sia il superamento della classificazione basata sulla sola osservazione dei sintomi sia l'esigenza di un referente spiegativo non dipendente dal metodo clinico, ma validato dalla ricerca empirica. Widiger e coll. (1988) hanno affermato, e può essere tranquillamente ribadito oggi, che la codificazione dei disturbi di personalità del DSMIII-R “non rappresentano la parola finale”. Il modello prototipico dell'asse del DSM-III-R, ove le scelte multiple e facoltative dei criteri implicano la consistenza di categorie diagnostiche eterogenee e senza confini distinti (Widiger e coll., 1988) non suggerisce forse l'esigenza di un radicale superamento del modello di categorizzazione classico? Se tutta la patologia fosse riletta alla luce di criteri “molari” quale risulterebbe essere il significato diagnostico e prognostico di una fobia, un'ossessione, un delirio o un'allucinazione? Akiskal e coll. (1985), Stone (1981) e Androulonis (1982; 1984) per avere accentuato il criterio diagnostico affettivo non dimostrano a sufficienza che il problema vero è nella teoria di riferimento e non nell'indagine e negli strumenti diagnostico? Queste domande hanno evidentemente un obiettivo a monte: utilizzare il dibattito sulla sindrome borderline per mettere in luce sia la ristrettezza teorica all'interno della quale esso avviene sia la conseguente necessità di un referente teorico di tipo 'molare”. Il modello di categorizzazione classico è stato almeno in parte abbandonato dallo stesso DSM-III-R. Le teorie cliniche di marca prevalentemente psicoanalitica sono oggi fortemente indiziate nella loro ossatura in quanto costruite solo col metodo clinico. I dati dell’Infant Research, ottenuti col metodo sperimentale, sollecitano da una quindicina d'anni a lavorare per la costruzione di una teoria generale di tipo molare che funzioni tra l'altro anche come criterio di riferimento per la classificazione e l'intervento sulla patologia. Mi permetto per questo di presentare schematicamente quella che chiamerò la teoria unitaria del Sistema. Essa poggia sui dati empirici ed ha carattere “molare”, merita quindi di essere verificata nella sua portata diagnostica e d'intervento. 3 La teoria unitaria mette, al posto della pulsione freudiana e dell'oggetto delle Relazioni oggettuali la tendenza innata dell'organismo umano a costituirsi in sistema unitario. Sappiamo dopo Von Bertalanffy che un sistema è un tutto diverso dalla somma delle sue parti, retto da una causalità di tipo non lineare ma interattiva ossia relazionale sulle due direttrici della morfostasi e della morfogenesi. L'affermazione dell'unitarietà sistemica è obiettivo e motivazione ultima di ogni comportamento. Attingendo all’Infant research possiamo costruire i macromomenti del costituirsi dell'unità del Sistema. Abbiamo due componenti qualitativamente diverse: la Soggettualità o unità diretta, dipendente da coscienza diretta, comune con gli animali e l'Identità o unità riflessa specie specifica dell’essere umano. La soggettualità si attua attraverso il momento esperenziale prevalentemente somatico e il momento d'intesa o sintonizzazione. Questi due momenti sono retti rispettivamente dalla legge della assimilazione-accomodamento e dalla legge della conferma-sconferma. La componente soggettualità del Sistema in quanto tale non può dare luogo a patologia a causa del funzionamento oggettivo delle leggi che ne reggono l'affermarsi. L'Identità si attua, a partire dai 15-18 mesi, attraverso il progressivo emergere della coscienza riflessa. Dobbiamo su questo soffermarci maggiormente. L'attuarsi della coscienza riflessa dà luogo a due momenti cruciali per il configurarsi del Sistema: il primo è dato dall'attuarsi della capacità di cogliere riflessivamente la propria soggettualità, acquisendo questo “cogliersi”, significativo potere d'Identità; il secondo è la richiesta di riconoscimento dell'Identità riflessa così scoperta da parte dell'oggetto significativo. Sembrerebbe che evolutivamente l'appropriazione della propria immagine riflessa non diventi possibile se non mediata dalla conferma, convalida esterna. Mentre la legge che gestisce il momento del cogliere riflessivamente la propria Soggettualità “se questo sono io, io sono questo” è automatica ed inevitabile, più complesso è il momento dell'esigenza di riconoscimento da parte dell'oggetto significativo esterno dell'Identità colta in precedenza. Possiamo ipotizzare due situazioni. Se da parte dell'ambiente viene data una risposta di riconoscimento mediamente positiva il Sistema, in continuità con i momenti evolutivi precedenti, può accedere all'assunzione della propria soggettualità colta riflessivamente e inserirsi nella normale interazione con l'oggetto attingendo a se stesso. Se invece da parte dell'ambiente la risposta di riconoscimento non è mediamente positiva il Sistema nega la non risposta esterna all'esigenza di riconoscimento in quanto causa di sofferenza e disagio e si irrigidisce su una posizione autarchica che acquista una funzione strategico-sostitutiva dell'Identità che avrebbe potuto essere ma non è stata. In altri termini, a conseguenza della non risposta esterna di riconoscimento e dell’irrigidimento sistemico nasce l'inconscio dinamico. Più esattamente nasce la componente inconscia dell'Identità ossia del riferimento unitario riflesso del Sistema. L’inconscio dinamico non riguarda quindi contenuti esterni, ma suo oggetto è sempre e solo l'unita riflessa del Sistema. Il costituirsi di una soluzione inconscia all'imprescindibile bisogno di unitarietà riflessa del Sistema è origine e contenuto della patologia. Le caratteristiche sintomatologiche e la configurazione strutturale varieranno da patologia a patologia ma esse sono come dice Kernberg (1975) solo “segni diagnostici presuntivi”. La diagnosi vera va fatta sul grado di negazione e irrigidimento della configurazione dell'Identità riflessa ossia sulla “quantità” di Identità inconscia

Fotofalsidade

A FALSIDADE IDEOLÓGICA ESTAMPADA EM FOTOS E CORES
João Joaquim  
O que prevalece e fortalece mais a pessoa humana? Em outros termos, o que traz mais humanidade e distinção ao indivíduo? Seriam os seus valores e atributos internos, seu caráter , sua  interação social e ambiental, seu conteúdo cultural e técnico? Ou ao contrário: sua imagem, sua aparência, sua pele, sua casca exibida em cores, roupas de etiquetas famosas, retoques estéticos, cosmética, implantes de toda ordem, plástica, pinturas, adornos, ornamentos, imagens e vídeos pictóricos e outros enfeites? O que nos torna mais humano? Contenção e moderação ? OU  uma incontida e perene exibição? Estão postas essas questões .
Jean Paul Sartre em sua teoria do existencialismo disse que a existência precede a essência. Isto significa que primeiro o homem é, existe,  depois ele se faz, ele cria o seu destino. Cada pessoa constrói a sua rota, seu estilo de vida, suas relações sociais.
Um pouco da história, da existência, da essência, da aparência, da imagem, da exibição.  Nos tempos pré-fotografia a noção que se tinha do indivíduo era através da iconografia. As profissões para essa pratica eram os artesãos e pintores . Eram esses artistas do lápis e tinta  que faziam “retratos” do indivíduo, copiando seus traços, características físicas, feições e  mímica  facial. Tal arte ainda persiste até os dias de hoje, quando muitos artistas plásticos fazem gravuras, obras de arte representando a pessoa. Isto se dá reproduzindo visualmente e presencialmente o indivíduo ou se guiando  por uma fotografia. Exemplo , a Iconografia poética de Nonato Coelho , artista plástico goiano.
Muitas personagens da história da humanidade não deixaram pinturas ou gravuras que lhes mostrem ou retratem a imagem real. Tomem como exemplos os  pensadores  gregos como Platão e Sócrates. Jesus Cristo e Maria. O que se tem de algum desses ícones históricos são meras fabulações, pinturas supositivas. Afinal, como eram as suas feições, sua pele, cabelos, porte físico ? São meras criações e fantasias,  para se criar um liame, uma conexão imagética. Nada além disso.
A invenção da fotografia se fez com o físico e pintor francês Louis Daguerre (1789-1852). Em 1839, ele lançou a primeira máquina fotográfica (daguerreótipo). Foram os primeiros rudimentos na arte da fotografia. E só existia de forma monocromática até os anos de 1912. Depois colorida( não popularizada) em filmes , e por fim, digital, em alta resolução, como as da era da Internet.
Em se falando de pintor retratista, teve destaque no Brasil Jean Baptiste Debret (1768-1848). Ele se destacou em pinturas e desenhos e retratou de forma muito fiel as cores, a geografia do Brasil. Suas obras de arte descrevem muito bem as pessoas, tanto as aristocráticas e escravos do Brasil colônia e do império.
A contribuição da  fotografia como perpetuação da história da sociedade e do país- É inegável a relevância do registro fotográfico de uma nação, de sua gente, de seu povo, dos costumes, dos hábitos, do estilo de vida, da evolução industrial, tecnológica e cientifica. De igual importância os personagens de uma história, das famílias, da evolução pessoal.
Por fim, duas considerações na retratação fotográfica, uma a realidade imagética, outra a falsidade imagética. A realidade da foto se verifica quando a pessoa não sabe que está em foco. Na falsa a pessoa cria uma postura (pose) artificial magnificando sua aparência de estética e beleza;  ao menos, esta a intenção de quem se deixa ser  fotografado . Com a fotografia digital, existe ainda o recurso de retocar as fotos,  o Photoshop tem sido o recurso virtual mais empregado para criar uma imagem falsa, jovial, colorida, sem rugas, sem as marcas da idade. É o faz de conta de eterna juventude, quanta falsidade.
Assim caminhou a história do registro da imagem das pessoas, das coisas, da natureza e do mundo e chegamos à era da imagem e da foto digital. Se nos primórdios da era digital a existência precedia a essência, hoje tudo nos mostra ao reverso. A criança ao nascer, cria-se-lhe o cenário o mais colorido e pictórico imaginado;  ao sabor de um paraíso. As pessoas, em especial as mulheres, têm na pele, no seu invólucro, na casca, na estética, nas plásticas, nos implantes, nas lipos, toda a abundância e resumo  de seus atributos. Tudo se encerra em um cenário de fantasia, de faz de conta, de uma falsidade ideológica, porque ninguém posta infelicidade. Só risos, cores, alegria, comida, festas, libações e tudo quanto de  orgia. Viva o mundo da fantasia, das fotos e das imagens.

Para Lamento Nosso

NOSSO PARLAMENTO É MESMO PARA MUITO LAMENTO
João Joaquim  
Estamos vivendo tempos terríveis no Brasil e no mundo. Qualquer cidadão honesto, puro, probo e que tem princípios éticos e morais como norte de vida deve estar sentindo náuseas, ora até engulho com muitos fatos, feitos e condutas de muitos segmentos de nossa sociedade. Os segmentos sociais aqui referidos são justamente os que dirigem nosso país, nas pessoas de seus gestores, governantes, administradores públicos e parlamentares. Ao que parece, todos pensam apenas no interesse seu e de seus apaniguados e cupinchas. 
Nesse sentido façamos um paralelo de nossas casas legislativas (Câmara dos Deputados, Senado) com uma família ou uma escola de curso fundamental. Em uma família: o que os filhos esperam de seus pais?      Que esses sejam as balizas, os referenciais de suas vidas, suas normas de conduta. Que os pais sejam os modelos de comportamento  e atitudes.
E de uma escola de curso fundamental? O que representam os seus dirigentes, os professores e monitores? Mais do que exemplos de postura e conduta social, todos esses líderes e mestres irão transmitir os fundamentos técnicos e científicos aos aprendizes, alunos . Serão também pessoas a ditar os padrões de ética e de moral aos alunos dessas escolas, porque Ética e Moral, não se nasce sabendo, cada um aprende com a família e nas escolas (inclusive  ensina-nos o pensador Aristóteles). 
E nosso parlamento? Todos que assistimos às sessões de nossas casas legislativas, temos a sensação de apresentações de um teatro mambembe. Ou então ao confronto de duas torcidas de futebol que trocam xingamentos, acusações pra lá e pra cá, escaramuças vilipendiosas aos adversários políticos, entre outras cenas de um teatro grotesco, ou mesmo de  um  octógono de lutas verbais e ofensas aos rivais de siglas partidárias.
Estamos no início do governo de Jair Bolsonaro; estamos presenciando  vários projetos de administração pública para o Brasil- São projetos do Executivo- Dois merecem distinção: a reforma da Previdência e o projeto anticrime do ministro da Justiça Sérgio Moro.
A reforma da Previdência tem relevância porque ela visa a viabilidade desse tão importante órgão assistencial aos brasileiros. Do contrário ele pode se inviabilizar, vir à falência e deixar os segurados à míngua. E aqui está posta a grande questão. Cada categoria profissional busca se beneficiar mais do que as demais e ter privilégios. E nas sessões de votação o que se vê? Discussões, obstruções, um reco-reco sem fim. São debates que não levam a nenhum consenso, a lugar nenhum. Utopia, enfim. 
O anteprojeto nº 2019 (Projeto de lei Anticrime) do ministro Moro, seria outra significativa mudança de legislação penal, porque altera um decreto-lei de 1940 (quanta caduquice!). Seu objetivo é combater os crimes de corrupção, o crime organizado e crimes violentos contra a pessoa (estupros, feminicídios).
o que temos assistido nas sessões que se sucedem na Câmara (Comissão de Constituição e Justiça)? A cada votação têm-se os destaques ou glosas, ou retirada de itens do projeto. Corre-se o risco de retirar todo o conteúdo e sobrar apenas o título. Zero efeito, zero teor, zero eficácia. Seria o tal do reco-reco: debates e mais debates, sessões para a TV câmara, nhenhenhém , e no final tudo resulta em nada, nihilismo na forma mais pura( diria Nietzsche).
Enfim, pelo cheiro da brilhantina, pelos semblantes e intenções de nossos membros do parlamento, temos ali os contra e os a favor do Brasil. Cada Parlamentar (dá para lamentar mesmo) ali presente parece pensar nos próprios interesses e olhar para o próprio umbigo. O Brasil, o bem comum e o povo que se virem como podem. Quando vemos muitos desses políticos se posicionar contra essa e outra lei mais rígida;  contra a corrupção, fica a certeza de que eles estão advogando em causa própria, porque ao cabo e em última análise a lei vai contra eles mesmos, os muitos que já respondem a inquéritos e processos nos próprios tribunais superiores.  Fica essa sensação final. Só no Brasil mesmo.

ALExia

As Doenças da Incapacidade de Ler e de Escrever -Alexia e Agrafia 
João Joaquim  
 Ainda no século V a.C, o filósofo Heráclito de Éfeso já dava muita, uma enorme importância à palavra na arte da comunicação. Foi dele a criação do termo logos. Tal verbete tinha e mantem o sentido de discurso, de inteligência, de ciência. Tanto assim que logo e logia entram na composição da maioria dos nomes das ciências. Cosmologia, geologia, sociologia, antropologia, etc.
Sócrates (sem nenhuma obra escrita), Platão e Aristóteles foram outros filósofos e avatares do conhecimento que disseram e deram enorme importância ao uso das palavras, do discurso, no conhecimento das coisas do mundo , do cosmos, dos seres .
Nós humanos somos a única espécie do planeta que fazemos uso da palavra na comunicação. Outras espécies animais e até as plantas se comunicam, mas sem uso de símbolos e palavras como fazem as pessoas. Quando consultamos os achados, todos os registros de arqueologia, de antropologia, de sociologia. Enfim se pesquisar todos os indícios e vestígios de outras civilizações, lá estão salvos e gravados o seu modus vivendi, seus costumes e cultura. Através de símbolos, de palavras, de leis e disciplinas. Fica então consubstanciado que a palavra sempre foi uma marca do homem, mesmo na idade da caverna.
Os sábios de todas as civilizações deram enorme importância ao uso do alfabeto, das palavras e dos números. Em se falando em uso de números tivemos por exemplo a contribuição dos árabes com a aritmética. Foram deles a criação do zero e da álgebra. E muitas palavras para o nosso alfabeto.
Ainda em se falando de oriente tivemos Confúcio e Sidarta Gautama (Buda). Em comum eles defendiam que a palavra quando bem usada, com profundidade e coerência, era uma das ferramentas mais eficazes à disposição do homem, no trato com os seus semelhantes, com os homens do poder e até na interlocução com o sagrado, com Deus.
E o mundo veio evoluindo nas rodas do conhecimento e das tecnologias e chegamos ao planeta digitalizado . Tornando à sabedoria do mundo ocidental grande foi a contribuição da filosofia greco-romana para o mundo civilizado como um todo. Os pensadores gregos foram os próceres e mestres no uso da palavra, da escrita, do logos como discurso, argumento e conhecimento. Tome o exemplo de Aristóteles que muito contribuiu em nominar, em classificar as coisas do universo. Aristóteles (384 a.C-322 a.C) trouxe grande contribuição para a biologia e zoologia com a classificação taxonômica dos seres vivos.
Saltando já para os tempos d.C podemos creditar a vários pensadores a importância que davam ao uso da palavra, do logos, da escrita para nomear as coisas e representar o trabalho pensante. Desses baluartes do pensamento temos dois bem  alinhados com as ideias de Platão: o filósofo grego Plotino (205 d.C) e Agostinho de Hipona (354 d. C-430 d.C).
Por brevidade exigida pela hipermodernidade dos tempos digitais aceleremos e paremos no século XXI. Também intitulado era digital ou modernidade líquida nas palavras de Zigmunt Bauman. Os costumes, o modo de vida, as relações sociais, até a grande ÉTICA e a pequena, a etiqueta; todas se tornaram fluidas, inconstantes, inexatas. Nada dura para sempre, muitas coisas são transitórias, superficiais e plásticas.
A palavra, o logos, a escrita, o diálogo perderam o seu valor. Vivemos em uma sociedade do império das vaidades, das cores do fogo-fátuo( transitoriedade) , da banalidade, da  superficialidade. Nada de sol, nada de universo. Foi-se o interesse pelo cosmo. Mais vale investir no corpo e na cosmética do que na mente e na fonética. Perdemos a capacidade da palavra, da escrita e do diálogo.
Em Medicina, em Psicologia ou Neurologia temos até nome para essa epidemia da modernidade digital. Estamos na iminência de as novas gerações sofrerem , e muitas já dão claros sinais dessa pandemia: Alexia, incapacidade de ler;  teremos então os nerds e aléxicos . Agrafia:  incapacidade da escrita, teremos então os nerds Ágrafos , os que ouvem áudios, veem fotos, imagens, mas estão perdendo  a capacidade de redação, da escrita. Uma geração pouco pensante, pouco crítica, que já terá tudo pronto e acabado. Para que pensar ?  Dá trabalho, fadiga os neurônios. Julho/2019.

Falas e Enganos

MUITA COMUNICAÇÃO E EXCESSO DE ENGANAÇÃO
João Joaquim  

Vivemos uma época do império das comunicações. Nunca na história da humanidade a publicidade (comunicação) teve tanto relevo, tanta influência nas decisões das pessoas e da sociedade. A começar pelo sistema capitalista e consumista: e no seu caudal todos os sistemas de relações humanas, comércio, empresas, indústrias, órgãos públicos e privados; todos, indistintamente, têm na publicidade a sua força motriz de sucesso, lucro e sobrevivência. Diversas são as estratégias e expedientes empregados nas comunicações. Entre esses métodos têm-se o fenômeno psíquico da sugestão (sugestionabilidade), o poder de convencimento e da persuasão.
Em psicologia a sugestão é um fenômeno que se refere à influência que um indivíduo, uma mensagem ou entidade interfere ou determina a decisão de outra pessoa. Ela pode se dar de forma muita ostensiva, num ritmo paulatino ou mesmo subliminarmente. Vários fatores vão marcar a susceptibilidade do receptor da sugestão: a maturidade etária, as crianças são muito sugestionáveis , o nível e tipo cultural da pessoa, sua saúde psíquica, sua higidez emocional, entre outros fatores desse receptor.
A sugestão é objeto de estudos de vários ramos das ciências da saúde humana, da psicologia, da neurociência, da psicanálise. Na própria psiquiatria tem-se o processo da sugestão hipnótica. Referida técnica pode ser empregada não só no diagnóstico de doenças mentais como também em técnicas de polícia científica para investigação criminal. A sugestão está presente no processo terapêutico da hipnoterapia.
O convencimento que também se confunde com a persuasão constitui em outro poderoso expediente da comunicação e publicidade. Para consubstanciar esta sumária digressão sobre o poder da sugestão e da persuasão na vida, na saúde e bem estar psíquico de uma pessoa ou de uma sociedade enumeremos situações práticas de nosso cotidiano. Muitos outros termos entram no cardápio da sugestão.
Têm-se assim o “merchandising”, o “marketing”, a mercancia, a propaganda, com os recursos de áudios, vídeos, imagens ,etc.
Na atividade política. Indistintamente, todo profissional dessa área se vale sobejamente do processo de convencimento, persuasão;  enfim do mecanismo ideológico da sugestão para ter a adesão, a simpatia e aceitação de sua chamada plataforma de governo. É comum o todo candidato a cargo eletivo que com promessas solenes, em campanhas eleitorais, anuncia realizações futuras utópicas ou não factíveis, dadas as condições sociais, legais e políticas em que virá a atuar. A maioria dos eleitos(governantes) não cumpre sequer metade do prometido.
E já arredondando a matéria, três outros exemplos merecem honrosa menção nos quesitos sugestão, engano e falsidade ideológica. A propaganda do consumo, as pregações religiosas e os programas televisivos. Na área de consumo nada supera os produtos de saúde e beleza. Eles são os campeões em mentira, charlatanismo e engano. Graças ao poder da sugestão.
As igrejas evangélicas neopentecostais se transformaram na mercancia da fé. Vivemos sob o império da teologia da prosperidade. Os comunicadores da fé (pastores, bispos etc) prometem (como mediadores) o paraíso para a pessoa. Mas, tem um preço; funciona como uma compra de indulgências, ao estilo da época do santo ofício, quando se comprava a peso de outro o perdão dos pecados e uma cadeira cativa no céu.
Por último os programas de televisão. Como bons representantes as mesas redondas e transmissões esportivas. Os animadores e locutores de futebol trazem para os telespectadores e torcedores a mensagem de que os atletas são os heróis de chuteira. Não importa se muitos deles respondem a crimes financeiros, participam de esquemas de suborno ou corrupção para obtenção de resultados ou até respondem a processos por acusação de estupro. São os poderosos efeitos da persuasão, da falsidade ideológica e da sugestão. E a maioria das pessoas em tudo acredita. Eu também acreditava em muita coisa, hoje não mais. Zapeando por alguns programas de esportes e debates , me sinto um lídimo idiota com tantas platitudes, superficialidades e abobrinhas. Mas, existe uma audiência cativa, por isso eles prosperam.    Julho/2019.

hipócritas e míticos

VIVEMOS NO REINO DA  HIPOCRISIA E  DAS MENTIRAS
João Joaquim

Quando lemos a nossa constituição federal (CF -1988), fica a parecer um conjunto de normas e regras de ficção cientifica. Tal sensação assim se nos revela porque uma questão posta é o que lá está consignada, outra questão é a materialização daqueles direitos. Para tanto basta fazer uma análise do artigo 5º, onde se trata das garantias dos direitos fundamentais. A começar pela dicção de que todos são iguais perante a lei. Quanta mentira, quanta ironia, quanta hipocrisia. Como um dia discursou o ex senador e jurista Rui Barbosa :  “O reino da mentira- mentira na terra, no ar, até no céu. Mentira nas mensagens. Mentira nos relatórios. Mentira nos inquéritos. Mentira nas garantias. O monopólio da mentira” (discurso do próprio Rui, como candidato a presidente-1919).

Quando se fala em garantia de direitos fundamentais basta ter em conta três direitos básicos de qualquer cidadão: saúde, educação, segurança pública. Só de começo, se o indivíduo precisar de um socorro médico célere, ético e eficaz pelo SUS ele tem grande risco de morte. Para se ter uma educação de qualidade para os filhos poucas são as escolas que oferecem um ensino de ponta; os pais que  desejar uma educação digna vão arcar com o alto custo de uma escola privada.
 E a segurança pública?  Tanto como pedestre ou dirigindo o próprio carro o cidadão tem alto risco de assalto e ainda ter o veículo roubado e ser assassinado.
Em se tratando de saúde pública e direitos à assistência médica. Essa área posso literalmente falar de carteirinha porque trabalho nela  por mais de 30 anos em um hospital público e sofro na pele o que passa um paciente SUS.

Vamos tomar Goiânia como modelo de  alguns hospitais públicos  . Comparada com outras grandes cidades possui uma infra-estruta de saúde razoável. Tomando os seus quatro grandes hospitais SUS  -Hugo, Hugol, Hospital das Clínicas-UFG, Santa Casa. Esses hospitais têm estrutura melhor do que muitos hospitais privados. Um corpo clínico e recursos diagnósticos e de assistência altamente capacitados e eficazes. Mas, aí vem a grande questão, o acesso a esses serviços , notadamente quando for uma demanda seletiva, não de urgência. E, as vezes, mesmo numa emergência o paciente morre e fica com sequelas pela demora no atendimento.
Basta tomar os casos de uma assistência médica não urgente, mas necessária. Consultas em pediatria, em ginecologia e obstetrícia e cirurgia geral. Quantas pessoas (crianças, gestantes, idosos) necessitam dessa modalidade assistencial e não conseguem ? 

São milhares na fila de espera.
Uma outra grave questão enfrentada pelos usuários do sistema (SUS) refere-se à antipática e repelente burocracia (burrocracia). São as chamadas jabuticabas ou idiossincrasias brasileiras.
Nesse sentido eu concluo relatando um feito de minha lavra.
Dia desses, um senhor de 70 anos me procurou porque não conseguia atendimento pelo SUS. Graciosamente o atendi. Não era uma situação de urgência, mas alguns exames eram necessários para mais clareza no  diagnóstico. E assim fiz os pedidos (exames triviais). Ato continuo, eu o orientei que fosse a algum CAIS para autorizar o procedimento.
E qual não foi a surpresa ?  No cais procurado,o paciente obteve a negativa da autorização dos pedidos, com a justificativa de que os exames não tinham sido solicitados por alguma unidade de saúde pública. Enfim porque o usuário não estava regulado no sistema SUS.

Só não é hilário porque a situação soa trágica, ter que conviver com jabuticabas e pérolas dessas em nosso país, chega a nos ameaçar perder as esperanças que um dia possa melhorar, porque é esperar demais por coisas muito simples.  Junho/2019.

Necedade especial

  Sejam resultados e produtos de genomas ancestrais ou educacionais, não é incomum deparar-se com um grupo de pessoas (homens e mulheres), m...